Alla vigilia dell’ultima tornata elettorale Impegno Comune aveva chiesto che la nomina
degli scrutatori seguisse criteri di trasparenza ed equità. Si chiedeva che i
membri della commissione indicati dai partiti per la scelta dei nomi
privilegiassero non i “soliti amici” ma, semmai, quelli che potevano avere
veramente bisogno di quei centocinquanta euro e, soprattutto, si chiedeva di
garantire una rotazione rispetto agli incaricati per le precedenti elezioni.
La risposta è stata a dir poco deludente: questa volta tra i
nominati sono saltati fuori non solo i “soliti amici”, ma anche i famigliari
dei membri della stessa commissione.
Ma è possibile che
chi ricopre un ruolo istituzionale non provi imbarazzo nell’assegnare alla
propria figlia, alla propria moglie, un ruolo retribuito che potrebbe essere
rivendicato da qualunque altro cittadino, provocando proprio per questo
delusione e indignazione?
Evidentemente no; evidentemente tutto ciò che abbiamo visto
e sentito negli ultimi tempi non è bastato a far capire ai nostri politici
locali che è giunto il momento di cambiare registro.
Quello che sorprende è, in particolare, che proprio i
rappresentanti di una lista definita “civica”, quale la “Bobosindaco”, si siano
distinti per una certa disinvoltura (se così vogliamo chiamarla) nelle nomine.
E sorprende ancor di più lo stupore di Massimo Barbujani di fronte alle
critiche, il quale giustifica il suo operato affermando che i suoi famigliari
non possono essere penalizzati per il fatto che lui è sindaco: un’affermazione
che desta forti perplessità e preoccupazioni.
Ora val la pena fare un paio di considerazioni. Un sindaco,
così come un semplice consigliere comunale, ha onori e oneri e tra questi
ultimi dovrebbe esserci proprio quello di evitare interferenze e conflitti tra
il proprio ruolo e interessi, piccoli o grandi, personali o dei propri
famigliari e, quindi, di rinunciare ad autoassegnarsi incarichi retribuiti. Inoltre
questa rinuncia, sempre doverosa, potrebbe assumere la parvenza della “penalizzazione” solo se la nomina derivasse
da un sorteggio o da una selezione oggettiva, mentre qui siamo in presenza di
nomina “ad personam”.
Insomma il ragionamento non regge ed è solo il tentativo di
difendere l’indifendibile; auguriamoci che sia solo un episodio isolato.
Noi di Impegno Comune non abbiamo voluto alimentare
polemiche nei giorni delle operazioni elettorali, ma ancora una volta oggi
dobbiamo constatare che, a fronte della promessa di voler mettere mano a regole
in modo che possano garantire in futuro veramente tutti i cittadini, è calato
il silenzio sulle modalità di reclutamento degli scrutatori delle prossime,
presumibilmente non lontane, elezioni. Per evitare che tutto cada nel dimenticatoio
chiediamo ora che venga presa rapidamente la decisione di correggere questo
assurdo quanto iniquo meccanismo.
Sorprende che anche
la minoranza consigliare sia rimasta sempre silente di fronte a tutto ciò che è
successo, probabilmente perché anche lì c’è qualche scheletro nell’armadio che
frena anche qualsiasi altra proposta innovativa. Proposta innovativa che non è
giunta neanche dai Cinque Stelle i quali hanno candidamente confermato che a
Rovigo hanno cercato di gestire al meglio la quota che gli era stata assegnata
, evitando, però, di denunciare un metodo che, inevitabilmente, di quota in
quota divide i cittadini in quelli di serie A, B, C, lasciando ai margini sempre
quelli che non hanno “santi in paradiso”.
Adesso vediamo se prevarrà la ragionevolezza o se invece si
cercherà di giungere a ridosso del problema dicendo ancora una volta … “non c’è
tempo, siamo costretti a fare quello che abbiamo sempre fatto” (o peggio!). Per
evitare che ciò accada Impegno Comune continuerà a vigilare ricordando le
promesse fatte e, se necessario, denunciando il mancato rispetto degli impegni
presi.
IMPEGNO COMUNE