I dati relativi all’USL 19 di Adria, resi pubblici anche in seguito a precise
domande poste da Impegno Comune, mostrano un’azienda con una situazione
economico-finanziaria in salute, che eroga servizi di qualità, senza trascurare
gli investimenti, anche nelle infrastrutture.
Certamente si può, a ragione, sostenere
che tutto è sempre migliorabile, ma è altrettanto doveroso ricordare che i
risultati raggiunti sono concreti e che vanno riconosciuti i meriti non solo
dei vertici aziendali, ma di tutti
coloro che lavorano in quell’azienda.
Tutto questo, però, è contraddetto nei
fatti da chi sta lavorando sottotraccia per concretizzare l’ipotesi di aggregazione con un’altra USL
vicina, probabilmente quella di Rovigo, la quale paradossalmente ha
qualche problema in più e qualche
risultato in meno. Ma in un mondo alla rovescia non c’è da stupirsi, c’è
piuttosto da vigilare, perché questo sarebbe l’ennesimo assorbimento rodigino
di una realtà bassopolesana.
Mi auguro che tutti i rappresentanti adriesi e del Delta esprimano chiaramente il proprio
dissenso opponendosi a questa operazione strisciante e trasversale che
sottrarrebbe ancora una volta ruolo al
nostro territorio: un’area vasta e morfologicamente particolare che ha il torto
di essere poco densamente popolata anche a causa proprio del continuo accentramento
di strutture e risorse.
Occorre interrompere questo cortocircuito e ridare
speranza a un territorio che rischia di perdere anche la sede distaccata del
Tribunale nonostante, anche qui, gli ottimi indicatori ne descrivano l’efficienza. Per questo noi di
Impegno Comune avanziamo una proposta
che guarda al futuro, perché non si può più giocare solo in difesa, così come
non bastano più le solite dichiarazioni
di circostanza contenute negli ordini del giorno.
Se il problema è quello della
“massa critica”, ovvero del numero minimo di cittadini utenti della stessa USL, allora si pensi a un’azienda sanitaria che comprenda non solo
l’intero territorio polesano, ma anche quello della zona di Chioggia,
recuperando così una configurazione territoriale omogenea coerente con la
vicinanza storica dell’area del basso veneziano, che possa offrire un servizio
completo attraverso la specializzazione delle strutture sanitarie.
In questo caso la sede non potrebbe essere che
Adria la quale, baricentrica di un territorio che va oltre i confini
provinciali, potrebbe mediare tra le realtà vicine, mettendo in campo le
esperienze e i risultati raggiunti
dall’USL 19.
L’abbiamo detto altre volte: il ridimensionamento dell’istituzione “provincia” potrebbe aprire
spiragli interessanti se gli amministratori locali sapessero cogliere con
lungimiranza le opportunità di una
ridefinizione dei ruoli dei comuni, specie di quelli che già offrono servizi
decentrati.
Agli amministratori e politici nostrani che siedono nei vari
consessi pubblici chiediamo, quindi, un impegno in questo senso affinché si
inverta la tendenza e si inizi quel processo di risarcimento del territorio
bassopolesano compensandolo dei tanti depauperamenti, con conseguente calo
demografico, di questi anni in cui
opportunità, risorse, investimenti sono sempre stati indirizzati prevalentemente
verso il capoluogo provinciale.
Leonardo
Bonato