mercoledì 13 luglio 2011

Un vecchio e consunto filo rosso lega la sorte dell’ Italia e dei territori che la compongono


Un vecchio e consunto filo rosso lega la sorte dell’ Italia e dei territori che la compongono. Le drammatiche vicende di Polesine Camerini  sono qui a ricordarcelo in questi giorni. In Italia chi governa e in generale la politica e il mondo dell’ imprenditoria insieme sono sordi alle voci e alle vere esigenze dei cittadini e dei territori. La storia italiana ci parla di progetti faraonici che impiegano montagne di soldi senza guardare l’ effettiva utilità, i danni a salute e territorio, e senza purtroppo mai fare una seria programmazione su questi interventi così invasivi e pericolosi.

Chi dice di “no” qui in Polesine non lo fa per ragioni ideologiche o peggio perché “è contro i lavoratori” ma perché chiede a chi governa e alla politica tutta di non essere sorda alle esigenze e alle reali e serie preoccupazioni della comunità.  

La recente condanna ad alcuni amministratori delegati dell’ Enel per quanto concerne l’ uso scorretto e inquinante della centrale di Polesine Camerini costituisce già una grave ombra su chi dovrebbe portarci il carbone pulito. Studi epidemiologici dimostrano che ci saranno gravi ricadute per la salute dei cittadini, in una zona dove ci sono già dati drammatici per quanto riguarda malattie respiratorie e tumori.

Nessuno o pochi parlano di quale ricaduta ci sarà su settori quali turismo e pesca, e nessuno ci spiega il perché non si sia pensato di convertire l’ attuale centrale all’ utilizzo del metano, vista la presenza del rigassificatore a pochi chilometri da Porto Levante, e del patto che il territorio aveva stipulato proprio nel momento di accogliere il rigassificatore che prevedeva la possibilità di riconversione a metano della centrale.

Ancora una volta si ricatta un territorio con la promessa di briciole che ricadranno sulla nostra realtà produttiva a fronte di danni per la salute e senza costruire o progettare un possibile e reale futuro per il nostro territorio.

E’ incredibile e inaccettabile che la politica e l’ imprenditoria italiana non abbiano capito che questo vecchio e dannoso modo di trattare il nostro paese è ormai insopportabile per i cittadini.

Rivolgiamo dunque un appello a tutte le forze politiche di ogni colore, e in particolar modo agli iscritti e alla base dei movimenti politici e non, di pensare alla nostra comunità, di studiare con estrema attenzione i dati che riguardano le ricadute economiche ed ambientali di una scelta così scellerata, per poter progettare  un futuro energetico e produttivo che sia veramente compatibile con l’ ambiente e la salute di tutti noi.

Omar Barbierato

Sui profughi tante imprecisioni


Sugli stranieri, profughi da Lampedusa e temporaneamente presenti ad Adria, si sono sentiti in queste settimane tante imprecisioni e tante fandonie. 

In primo luogo non sono né immigrati né rifugiati, “ma richiedenti asilo” perché sono profughi in attesa della pronuncia della Commissione che deve stabilire se hanno diritto allo status di rifugiato oppure no; nel primo caso godranno di protezione in quanto rifugiati nel secondo saranno rimpatriati. 

Un’altra leggenda che circola a proposito di questi “richiedenti asilo” è che percepiscono dei soldi. Invece quelli ospitati in alcune strutture ricettive del nostro comune non ricevono un euro. Ricevono un compenso giornaliero di 38 €, proveniente dall’Unione Europea, le strutture che li ospitano.

Altra imprecisione: i numeri. Tutti hanno dato finora numeri sbagliati. Si è parlato di 5 o di 9  richiedenti asilo. Nel nostro comune sono stati in tutto finora 20, però al massimo 14 nello stesso periodo, perché si sono alternati e a gruppi sono stati spostati dalla Prefettura, che gestisce la situazione, in altre strutture di Bosaro e di Occhiobello. Attualmente sono solo sei.

Sono maschi mediamente abbastanza giovani, provenienti dalla Libia dove lavoravano, e sono di origine somala, ghanese o nigeriana; oltre alla loro lingua madre, parlano inglese e hanno fatto studi medi e superiori. Sono per lo più di religione cristiana o islamica.

Il problema principale è che sono costretti a passare tanto tempo nell’inattività. Ma non per scelta o colpa loro. Non possono, infatti, essere impiegati in lavori per problemi burocratici. Purtroppo le istituzioni, anche per mancanza di indicazioni precise a livello nazionale e regionale, non fanno molto per questi giovani. Loro chiedono libri e scuola, per imparare la lingua italiana, ma anche altri servizi di cui hanno bisogno e che non possono pagarsi; la maggior parte di loro non ha denaro. Alle carenze istituzionali ha sopperito talora il volontariato.

Sarebbe auspicabile un maggior impegno della società civile finché sono ospitati nel nostro territorio: le associazioni potrebbero prestare maggiore attenzione, il Comune, finora assente, potrebbe fornire maggiori informazioni alla cittadinanza e realizzare qualche intervento in accordo con la Prefettura e la Provincia, la scuola, col CTP, potrebbe organizzare corsi di lingua italiana, ecc. 

La corretta informazione e l’accoglienza evitano i problemi di emarginazione e di disagio che sono spesso la causa delle incomprensioni che talora si creano fra residenti e nuovi arrivi, soprattutto se c’è chi alimenta la diffidenza e la paura.


Nicola Montani

lunedì 11 luglio 2011

Chiarezza e trasparenza

Il movimento Impegno Comune esprime la sua grave preoccupazione su una situazione che purtroppo ha coinvolto anche la nostra sanità. 

Una settimana fa circa i quotidiani locali hanno riportato di un’ indagine che ha coinvolto sia alcuni veterinari che operatori delle ulss della zona di adria e padova. 

L’ indagine riportava il grave capo d’ imputazione di  copertura sull’ uso di sostanze cancerogene usate per far crescere gli animali destinati poi al macello e quindi alle nostre tavole. 

Chiediamo che al più presto l’ ulss 19 informi la comunità sull’ esatta fotografia del problema, e ci dica perché non si è costituita parte civile nell’ accusa nei  tempi previsti dalla giustizia in questa gravissima vicenda. 

La chiarezza e la trasparenza in questi casi è assolutamente necessaria, visto che si parla della salute dei cittadini e di chi deve sorvegliare su di essa.


Omar Barbierato

lunedì 4 luglio 2011

IMPEGNO COMUNE CHIEDE LA RIDUZIONE DELLE INDENNITA’ E LA PUBBLICAZIONE DELLE SPESE ELETTORALI


Tutti stiamo per essere colpiti da un piano di progressive stangate, ma per ciò che riguarda il taglio ai costi della politica la proposta del Governo non va oltre l’istituzione di una commissione di studio.

E così, mentre le famose “tasche degli italiani” saranno  con certezza alleggerite anche per il ritorno dei ticket sanitari oltre che per la compressione e onerosità dei servizi pubblici, l’eliminazione dei privilegi della “casta” rimane ancora una volta una pura ipotesi, un semplice argomento di discussione: fumo negli occhi.

Come cittadini,  però,  possiamo e dobbiamo richiamare i rappresentanti eletti a vari livelli ad agire responsabilmente per dare un segnale e dimostrare che, quando sono necessari i sacrifici, chi ha un ruolo istituzionale non si sottrae ma , anzi, dà per primo l’esempio.

Ci aspettiamo, allora, che nelle istituzioni della nostra regione si alzi qualche voce, magari polesana, per proporre riduzioni delle indennità ed eliminazione dei vitalizi, dal momento che molti cittadini saranno penalizzati dal blocco degli stipendi e dalla stretta sulle pensioni.

Analogo ragionamento potrebbe essere fatto sul livello provinciale, costellato com’è dai tanti cosiddetti “enti di secondo grado”. 

Noi  della lista dei cittadini “Impegno Comune” in campagna elettorale avevamo proposto una drastica riduzione delle somme percepite da sindaco, assessori,  presidente del consiglio comunale, amministratori di enti di derivazione municipale, al fine di costituire un fondo di solidarietà per le persone e le famiglie in difficoltà. Oggi la proposta è più che mai valida e perciò la ribadiamo.

Constatiamo, però, che mentre le recenti scelte maturate da molte amministrazioni comunali, in diverse regioni e indipendentemente dal colore politico, vanno in questa direzione, ad Adria stiamo ancora aspettando le decisioni che prenderà in tal  senso la giunta Barbujani.

Il Comune di Adria, come tanti altri comuni, sta soffrendo per una stretta finanziaria i cui effetti ricadono negativamente sui cittadini; anche per questo “Impegno Comune” sollecita gli amministratori a dare l’esempio, beneficiando il meno possibile di quel denaro pubblico che va impiegato al meglio, anche rivedendo i consistenti aumenti già attribuiti ai dirigenti: è un dovere morale, prima che politico, specie nel momento in cui ciò che si spende deriva sempre più da economie e sacrifici a carico dei più deboli.

Anche le spese elettorali devono poter essere valutate attentamente dai cittadini.
Colgo l’occasione per ricordare che neanche un euro della campagna elettorale di Impegno Comune è derivato, deriva o deriverà da finanziamento pubblico. 

Le nostre spese  sono state pari a € 2.543,00, così come si evince dal rendiconto  presentato nei modi e nei tempi previsti dallo Statuto Comunale, e sono state sostenute interamente dai candidati e da alcuni simpatizzanti.

Si auspica che il Comune renda pubblici quanto prima  l’ammontare e la provenienza dei fondi impiegati da tutte le  forze politiche. Noi, comunque, mantenendo l’impegno preso con i nostri concittadini, abbiamo voluto, con questa dichiarazione, provvedere autonomamente.

Speriamo che altri seguano l’esempio di Impegno Comune.

Leonardo Bonato